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STORIE OLIMPICHE - storie di sport, coraggio e fatica. 5 "istantanee" come i 5 anelli olimpici

Peter Norman è un nome che dice poco, eppure una foto che lo ritrae è tra le più celebri di tutta la storia olimpica. È la foto scattata durante la premiazione dei 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, quella che mostra Tommie Smith e John Carlos con il pugno alzato in segno di protesta. Peter Norman è il ragazzo bianco sul podio accanto a loro. In pochi lo notano perché lui non ha il pugno alzato, ma la sua storia è lo stesso incredibile. Sul petto infatti ha appuntata la spilla del Progetto Olimpico per i Diritti Umani e anche se il suo pugno non è alzato il sostegno ai due uomini accanto a lui Norman lo diede in un modo diverso.

Questa è solo una delle tante storie umane e sportive che hanno fatto grande il mito delle Olimpiadi, come quella di Eddie Edwards, l’atleta che con l’altisonante soprannome di “Aquila” rappresento il Regno Unito alle Olimpiadi Invernali di Calgary del 1988 nella disciplina del salto con gli sci. Anche se Eddie non è molto bravo in questo sport riesce a partecipare perché è l’unico inglese a praticarlo. 

Dorando Pietri è stato il più famoso maratoneta italiano. L’immagine di lui che taglia il traguardo della maratona alle Olimpiadi di Londra del 1908 è una delle immagini più iconiche della storia dello sport: i giudici di gara che lo vedono arrivare stremato e barcollante verso il traguardo e lo sorreggono per farlo arrivare in fondo, regalando una meravigliosa storia di sport, ma facendogli perdere la medaglia d’oro olimpica perché per quel motivo Pietri verrà squalificato dalla gara.


LA PARTITA DI NATALE

Siamo a Ypres, nella regione belga delle Fiandre, è la notte del 24 dicembre 1914. La Prima Guerra Mondiale è nel pieno del suo svolgimento. Lì, tra trincee contrapposte, francesi e inglesi da un lato e tedeschi dall’altro da mesi si sparano addosso. Ma quella sera c’è un’atmosfera diversa. Alle 20.30 dalla trincea tedesca, distante poco più di trenta metri da quella nemica, si accendono tante piccole luci e iniziano ad arrivare delle grida. Francesi e inglesi imbracciano il fucile, sono pronti a sparare, ma nessuno lo fa, perché le grida iniziali si sono trasformate in una melodia, una melodia che le orecchie dei soldati inglesi conoscono molto bene, è Stille Nacth, l’equivalente in tedesco di Silent Night. Su quelle note alcuni soldati tedeschi, incuranti degli ordini dei superiori, si riempiono le tasche dei paltò grigi di sigarette, cioccolata, whisky, escono dalle trincee e si incamminano verso quelli che fino a poco prima erano i nemici. I soldati tedeschi invitano francesi e inglesi a uscire per scambiarsi gli auguri di Natale e magari scambiarsi qualche souvenir. Nel giro di qualche minuto, lungo tutto il fronte, circa 100mila soldati vengono coinvolti in quella che probabilmente è la tregua spontanea più famosa della storia. 
La mattina di successiva, 25 dicembre, in un’atmosfera surreale per una guerra, un soldato, non sappiamo di quale delle due fazioni, lega fra di loro una serie di stracci, creando un oggetto che in qualche modo possa assomigliare ad una palla. Con un calcio degno di un libero d’altri tempi, calcia l’ammasso di stracci nella terra di nessuno che separa le trincee contrapposte. L’intera schiera di soldati si riversa su quello che fino al giorno prima era stato il campo di battaglia e inizia a tirare calci al pallone in maniera forsennata, fino a quando si decide di organizzare una vera e propria partita di calcio. Nasce così, nel luogo più impensabile, una delle partite più famose della storia del calcio, un match Inghilterra-Germania che pare sia terminato 3 a 2 in favore dei tedeschi.


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Tamen a proposito, inquam, aberramus. Non igitur potestis voluptate omnia dirigentes aut tueri aut retinere virtutem.