Spettacoli in repertorio

LA NOTTE IN CUI MORIRONO I BEATLES - 9 novembre 1966: l'ultimo viaggio di Paul

 Debutto 10/4/22 tetto della torre di via Russoli 16, 10° piano, Milano

 

Negli ultimi mesi del 1966 i Beatles sono impegnati in sala di registrazione per incidere il loro nuovo album. Tutti i giorni si lavora fino a notte inoltrata, il nervosismo serpeggia e i Fab Four sono stanchi. La mattina del 9 novembre, alla fine di una lunga sessione di registrazione, scoppia una furente lite fra Paul McCartney e gli altri tre componenti del gruppo. Imbestialito Paul lascia lo studio in Abbey Road. Sono quasi le cinque di mattina. È l’ultima volta che i Beatles staranno tutti insieme. O almeno questo vuole la leggenda. Secondo alcuni in quella notte buia e di pioggia Paul McCartney avrebbe avuto un terribile incidente d’auto e sarebbe morto. Fu forse Brian Epstein, manager del gruppo fin dai suoi esordi, a decidere di non diffondere la notizia e a sostituire Paul McCartney con un sosia così da continuare a far macinare agli altri Beatles l’enorme quantità di soldi che abitualmente guadagnavano.

Ringo, George e John non ebbero così la possibilità di piangere il loro amico. Attanagliati dai sensi di colpa i tre Beatles rimasti iniziarono a disseminare le copertine dei loro album e i testi delle loro canzoni di indizi che facessero intuire ai fan la verità.

E così, qualche anno più tardi la bomba scoppiò: nel settembre del 1969, Russ Gibb, dj di una stazione radiofonica underground di Chicago, ricevette in diretta la telefonata di un misterioso ascoltatore. Lo sconosciuto raccontò tutti i fatti, citando articoli di giornale e fonti sicure, oltre agli indizi disseminati dai Beatles nelle loro opere. I portavoce del gruppo negarono e qualcuno avanzò l’ipotesi che si trattasse della solita montatura pubblicitaria. In breve il caso fu archiviato come una specie di leggenda metropolitana. Ma se invece fosse tutto vero?

Durata 110 minuti ca. Debutto 10/4/22 tetto della torre di via Russoli 16, 10° piano, Milano

 

 

FRED BUSCAGLIONE - il duro dal cuore tenero

È il marzo del 1949 e siamo a Lugano, al Cécile, un night club molto in voga in quegli anni. Fred Buscaglione è impegnato in un ingaggio con i suoi Asternovas. Lì, per un ingaggio c'è anche la donna che sconvolgerà per sempre la vita di Fred: Fatima ben Embarek, una marocchina di diciotto anni, ballerina, acrobata e contorsionista nel gruppo itinerante Trio Robin’s di cui fanno parte anche suo padre e sua sorella maggiore. Lei è bellissima, bruna, con gli occhi che sembrano braci che covano sotto alla cenere, ha un viso indimenticabile e una voce che spiazza. Immediatamente ricambia la corte di Fred e i due iniziano a trascorrere insieme, a passeggio per Lugano, tutto il tempo libero che hanno. A mettersi di traverso immediatamente è il padre. Impensabile che Fatima abbandoni il trio di famiglia per seguire uno scapestrato dal whisky facile, per dirla come una sua canzone. A Fred tutto questo non interessa. Fred lo smargiasso, Fred che è già diventato il personaggio che voleva incarnare per conquistare il pubblico italiano, allora che fa? Semplice: la rapisce. Qui inizia una delle storie d’amore più intense della musica italiana, quella tra Fatima e Fred, una storia destinata a spegnersi tragicamente la notte tra il 2 e il 3 febbraio del 1960, nel quartiere Parioli di Roma, quando l’iconica Thunderbird rosa di Fred si schianta ad alta velocità contro un grosso camion che trasporta blocchi di porfido. L’impatto è tremendo. La corsa all’ospedale per salvare l'artista non basta e così quella notte segna la fine della vita di Fred Buscaglione e l’inizio della sua leggenda. Il suo sorriso da smargiasso, i baffetti e il ciuffo, la voce calda, le canzoni folli e surreali, tutto inghiottito dal buio dell’eternità. Eppure Fred vivrà per sempre. Vivrà anche nel ricordo della sua incredibile storia d’amore che, con l’aiuto dei suoi brani più famosi, ripercorreremo nel corso di questo spettacolo grazie alla musica eseguita dal vivo di BandaFenice.

Durata 100 minuti circa. Debutto 3/8/22 Giussano Villa Sartirana

https://youtu.be/NozdTfH3ECY

UNA STAGIONE IRRIPETIBILE: Nanni Ricordi e la nascita dei cantautori

 

La storia dei primi cantautori - Gaber, Tenco, Paoli, Fortis ecc… - e del loro scopritore Nanni Ricordi. Con BandaFenice e Gianluca Margheriti. Fu una stagione pazzesca. Fu una stagione irripetibile. Furono anni in cui le idee arrivavano prima degli affari, in cui l’arte era la musa che guidava ogni scelta. E al centro di tutto c’era Milano. Erano gli anni dei primi cantautori. Anni di pionieri, anni di scoperte. La guida in questo mondo fu Nanni Ricordi: uomo poliedrico, rampollo della grande dinastia musicale milanese, che con il suo intuito scoprì un modo nuovo di fare musica. Non si trattava solo di produrre cantanti che si scrivevano da soli la loro musica, ma di accompagnare veri artisti alla scoperta di temi nuovi, mai toccati in precedenza. Si trattava di creare un modo diverso di fare musica che si opponesse alla canzone sanremese che andava tanto per la maggiore in quegli anni. La scoperta di quegli anni incredibili e dei loro indimenticabili protagonisti avverrà tramite il racconto di Gian Luca Margheriti e le musiche di quegli stessi cantautori riproposte e arrangiate dal gruppo milanese BandaFenice. Debutto a Estate Sforzesca 2019 di Milano. 

…MA LIBERE VERAMENTE. Radio libere, musica e politica, gioia e rivoluzione. La storia della nascita delle radio libere in Italia

 

Gli anni Settanta arrivano dopo i favolosi anni Sessanta, e già per questo partono in difficoltà: dopo un decennio come quello della minigonna, del jukebox, della rivalità tra i Beatles e i Rolling Stones, della contestazione giovanile, del boom economico, del femminismo, di Woodstock e della conquista della Luna, tutti si aspettano che i dieci anni a venire siano altrettanto strabilianti. Ma la realtà sarà molto diversa  purtroppo. E gli anni Settanta non cominciano nel 1971, come ci si aspetterebbe, ma il 12 dicembre del 1969, alle ore 16 e 37, quando in piazza Fontana, a Milano, scoppia una bomba che uccide 17 persone e ne ferisce poco meno di un centinaio. È l’inizio della strategia della tensione. Ma soprattutto è l’inizio degli anni Settanta. L’“austerity”, il prezzo della benzina alle stelle, attentati, manifestazioni e quant’altro. E la fine dell’innocenza per noi italiani. È in questo clima che qualcosa cambia nel panorama radiofonico nostrano. Il monopolio della radio pubblica viene infranto da gruppi di persone che aprono spazi inattesi. Ignorando una legge che impedisce trasmissioni ovunque in Italia che non siano della Rai, in quel 1974 cominciano a nascere emittenti private. Radio Parma, la prima, comincia le sue trasmissioni sperimentali nell’ultimo scorcio di quell’anno per poi aprire regolarmente i battenti nel gennaio del ’75. Sulla scorta di questa esperienza il fenomeno comincia a dilagare a macchia d’olio. Non solo impegno politico, ma anche semplice desiderio di esprimersi liberamente, portano migliaia di giovani, da Nord a Sud, a dare vita a radio che si organizzano soprattutto intorno alla musica, quel rock, italiano o straniero poco importa, che da semplice genere musicale si trasforma in vero e proprio stile di vita. Lo spettacolo è un viaggio alla scoperta del mondo di quelle che si chiamavano “radio libere”. Debutto a Estate Sforzesca 2020 di Milano. 

ANDAVO A CENTO ALL’ORA – Storia dell’Italia del BOOM

 

Il 1958 è l’anno in cui al Festival di Sanremo vince Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno e a Roma si vive la Dolce Vita, mentre in televisione si consolida la fama di Carosello e di Lascia o raddoppia?; ma il 1958 è anche l’anno in cui inizia ufficialmente il boom economico. La ripresa dell’Italia dalle devastazioni e dai rigori della Seconda guerra mondiale era in realtà cominciata quasi un decennio prima, con il rilancio delle industrie e l’arrivo di investimenti esteri. Il 1958 è l’anno in cui tutti i nodi vengono al pettine e si assiste a una vera e propria esplosione economica, a cui si deve il nome di “boom” per identificare questi anni. Il cambiamento economico è così veloce e improvviso, e modifica così radicalmente la nostra società, che si inizia anche a parlare di “miracolo”. Tutto comincia ad andare per il meglio e agli italiani, per la prima volta nella loro storia, restano abbastanza soldi in tasca e tempo libero per dedicarsi agli svaghi. L’aumento della produzione industriale riguarda sostanzialmente tre tipologie di prodotti sopra a tutti gli altri: gli elettrodomestici, le automobili e i televisori. Ma il cambiamento più significativo è legato alla diffusione della tivù, che riesce a unificare davvero l’Italia. Per la prima volta nella storia gli italiani si ritrovano come un popolo compatto, con usi e costumi identici dalla Sicilia alla Alpi, per la prima volta gli italiani pensano, si divertono, mangiano, si vestono e parlano tutti nella stessa identica maniera. Grazie anche alle voci dei cantanti che tutti hanno nelle orecchie: Mina, Celentano, Modugno, Buscaglione… il boom riguarda anche la nostra musica. L’Italia contadina di un tempo va incontro a una grande trasformazione. Nuovi bisogni, indotti soprattutto dalla pubblicità, e nuovi modelli culturali, imposti da cinema, tivù e canzonette, iniziano a interagire con i precedenti orizzonti mentali in un mondo che sta cambiando anche per una scolarizzazione sempre più diffusa. L’Italia che conosciamo oggi nasce proprio lì, con le radici ben affondate negli anni del boom, il nostro miracolo economico. Chissà che alla fine della pandemia che stiamo affrontando non torni un nuovo boom economico a far rinascere il nostro paese!

Con BandaFenice e Gian Luca Margheriti.

 

E in lavorazione...

 

LA PRINCIPESSA GUERRIERA Cristina Trivulzio di Belgiojoso e la sua avventurosa vita nel Risorgimento Italiano

Cristina Trivulzio

di Belgiojoso

 

Con BandaFenice e Gian Luca Margheriti

 

«La prima donna d’Italia», così fu definita Cristina Trivulzio di Belgiojoso dal patriota e filosofo Carlo Cattaneo. Coraggiosa eroina del Risorgimento, Cristina costruì la sua vita senza vincoli e inibizioni, realizzando appieno il suo infinito potenziale, non da «moglie di» o «figlia di», come capitava a tutte le donne dell’epoca, ma solo e semplicemente come Cristina.

Alta più della media, filiforme, con giganteschi occhi neri che, insieme ai capelli lucenti e scuri, facevano risaltare il pallore marmoreo dell’incarnato, Cristina era bellissima. Ma non solo: era estremamente raffinata e colta, poteva discorrere di filosofia e storia. E lo poteva fare, non solo in italiano, ma anche in inglese, in francese o in latino. Conosceva bene la matematica, l’algebra e la musica. Ma non era solo bella e intelligente, era anche brava: brava a cavalcare, brava a tirare di scherma e brava a sparare con la carabina.

 Dopo uno sfortunato e brevissimo matrimonio contratto a soli sedici anni, che le lasciò in eredità il titolo di principessa e la sifilide, che l’avrebbe tormentata per il resto dei suoi giorni, Cristina si lanciò verso l’avventura della sua vita che l’avrebbe vista prima vagare per l’Europa come spia della Carboneria, poi combattere in testa a un plotone di uomini sulle barricate delle Cinque Giornate, e ancora direttrice degli ospedali e del servizio infermieristico durante la parantesi della Repubblica di Roma. Cristina Trivulzio di Belgiojoso fu una vera e propria eroina del Risorgimento, se fosse stata un uomo, oggi ogni città italiana, accanto a Mazzini, Garibaldi e gli altri, avrebbe anche un monumento dedicato a lei. Invece si fatica anche solo a trovare qualche strada intitolata a suo nome.

 

Durata 90 minuti circa.

LA DONNA CHE INVENTÒ IL FUTURO Hedy Lamarr, da icona di Hollywood a inventrice del Wi-Fi

Hedi Lamarr

 

Con BandaFenice e Gian Luca Margheriti

 

Hedy Lamarr è stata una delle più grandi icone della Hollywood degli anni d’oro. Emigrata giovanissima dall’Austria a causa delle persecuzioni dei nazisti, fu considerata da tutti la donna più bella del cinema. Proprio la sua bellezza esotica e mozzafiato la costrinse a recitare in ruoli di scarsa sostanza, ma in cui solo il suo aspetto fisico veniva sfruttato. Bellezza che le permise di recitare accanto ai più grandi divi di quegli anni, attori come Clark Gable, James Stewart o Spencer Tracy. 

 Con lo scoppiò della Seconda guerra mondiale, Hedy mise in dubbio la sua vita e provò a immaginare un modo per poter essere parte significativa nel conflitto che si stava combattendo. La notizia dell’affondamento di una nave di bambini orfani da parte dei tedeschi, spinse Hedy a rispolverare gli studi di ingegneria che aveva abbandonato per fare l’attrice e mettere a punto un sistema che impedisse che i tedeschi potessero intercettare i siluri Alleati. Il Secret Communication System brevettato da Hedy Lamarr e dal compositore George Antheil serviva per distribuire il segnale di guida dei siluri su ottantotto frequenze diverse così che per i tedeschi fosse impossibile creare interferenze per proteggersi. Quello stesso sistema, negli anni Ottanta, divenne la base per la tecnologia del Wi-Fi, forse una delle invenzioni che più hanno influenzato gli ultimi anni della nostra vita.

 La vita di Hedy Lamarr è la dimostrazione che non esistono percorsi tracciati o storie già scritte, che gli stereotipi si possono distruggere, che la vita è fatta solo di volontà di cambiare le cose e di un passato che non deve mai essere un ostacolo alla costruzione del nostro futuro. Come Hedy Lamarr si può essere sia icone di bellezza mondiali che inventrici capaci di cambiare la storia dell’umanità. 

 

Durata 90 minuti circa.


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